Le informazioni secondo cui UBS potrebbe prendere in considerazione il trasferimento di alcune attività negli Stati Uniti invitano a riflettere sul rapporto che unisce le cittadine e i cittadini alle banche svizzere. Quando una persona sceglie un istituto elvetico per un’ipoteca o per depositare i propri risparmi, questa scelta si basa su una comprensione precisa del quadro giuridico, della vicinanza istituzionale e di una continuità storica che alimenta la fiducia. Non si tratta mai di un semplice prodotto finanziario. È una relazione costruita in un ambiente chiaramente definito.
Da diverse generazioni, le clienti e i clienti dell’Unione di Banche Svizzere, della Società di Banca Svizzera, del periodo successivo alla loro fusione o ancora del Credit Suisse, hanno sviluppato questo legame nel contesto di una banca svizzera. Anche le persone diventate clienti UBS dopo l’integrazione di Credit Suisse avevano inizialmente scelto un istituto elvetico, radicato nell’economia del Paese. Tutta questa continuità costituisce un quadro implicito al quale ognuno fa affidamento.
Quando un istituto bancario può cambiare Paese o quadro giuridico senza che le clienti e i clienti abbiano la possibilità di esprimere il proprio accordo o disaccordo, emerge una questione. Le persone impegnate in un’ipoteca hanno realmente acconsentito al fatto che il loro contratto possa un giorno dipendere da una giurisdizione straniera, quando era stato firmato sotto il diritto svizzero? Un’ipoteca vincola una famiglia o un individuo per molti anni e non può essere spostata secondo le esigenze di un cambiamento istituzionale. Crea una relazione la cui stabilità fa parte integrante della scelta iniziale.

Questo interrogativo si rafforza alla luce di un recente paradosso. Negli anni passati, diverse banche svizzere, inclusa UBS, hanno applicato severe restrizioni alle persone con legami finanziari con gli Stati Uniti. Queste regole sono state fatte rispettare con rigore. L’idea che un giorno queste stesse persone possano dipendere da un istituto soggetto al diritto americano crea una situazione inattesa che merita un’attenta analisi.
In questo contesto, sembra legittimo immaginare un meccanismo che garantisca alle clienti e ai clienti svizzeri la possibilità di trasferire la propria ipoteca verso un altro istituto elvetico nel caso in cui la loro banca dovesse cambiare Paese o quadro legale. Un simile trasferimento potrebbe avvenire senza penalità legate agli interessi residui e indipendentemente dalla scadenza prevista. La questione del mantenimento o dell’adeguamento del tasso potrebbe essere affidata agli organi tecnici competenti. La Confederazione, la Banca nazionale svizzera e le istituzioni finanziarie del Paese potrebbero accompagnare questo processo qualora si rendessero necessari movimenti importanti di capitale.
Un tale dispositivo non toglierebbe alcuna libertà. Le persone che desiderano restare presso una banca divenuta straniera potrebbero continuare a farlo. Ma chi non ha mai considerato una relazione bancaria al di fuori del quadro svizzero ritroverebbe la coerenza della scelta iniziale, fatta in tutta buona fede.
La Svizzera conta oltre mille miliardi di franchi impegnati nei crediti ipotecari. Questi importi costituiscono una parte essenziale dell’economia e un pilastro strutturante della stabilità del Paese. Quando istituzioni così centrali evolvono, appare naturale interrogarsi sulle possibili conseguenze e sulle protezioni necessarie. Queste domande invitano semplicemente a esaminare con attenzione un tema che tocca sia la fiducia pubblica sia la sovranità finanziaria.
